Cinque carabinieri picchiano a calci pugni e manganello un uomo. Perchè?
Sabato 28 marzo 2020 in poche ore queste immagini hanno fatto il giro delle testate giornalistiche locali di Salerno: un’auto in fiamme, il camion dei Vigili del Fuoco, l’ambulanza e due volanti dei carabinieri.
Poche notizie tra l’altro molto confuse.
Sembra che un uomo di circa 50 anni stesse viaggiando sulla tangenziale di Salerno proveniente da Pontecagnano. Sempre dalle prime ricostruzioni, sembra che l’uomo abbia tentato di forzare un posto di blocco delle forze dell’ordine, prendendo così l’uscita delle tangenziale di Salerno “San Leonardo”, in prossimità dell’Ospedale “San Giovanni di Dio e Ruggi D’Aragona”. Qui l’auto si è schiantata sul muro che costeggia la strada, prendendo fuoco.
Dai brevi articoli di cronaca non si sa nient’altro. C’è chi scrive che l’uomo sia moldavo e venisse da Ponte Barizzo vicino Paestum (TV OGGI Salerno). SalernoNotizie riferisce che l’uomo fosse originario di Castelcivita, mentre Telecolore rilascia una notizia sul contatto facebook, riportando che l’uomo provenisse dal napoletano.
Tanta incertezza anche sulla dinamica dell’incidente. Qualcuno suppone causato dall’urto, altri da una ruota bucata, che durante la corsa dell’auto ha preso fuoco.
Eppure tutti gli organi di stampa, all’unisono, hanno poi dichiarato con “incredibile certezza” che l’uomo, uscito dall’auto, abbia aggredito i carabinieri.
Da alcune ore sta circolando un video amatoriale dell’accaduto girato da una persona che si trovava lì sul posto.
Nel video, l’uomo è seduto a terra, e parla, animatamente, con due Carabinieri. Osservando il video dall’inizio sembra non ci siano contatti fisici fino al minuto 2:30, quando si vede uno dei due carabinieri alzare il piede sull’uomo, il secondo carabiniere alza il braccio con in mano il manganello.
Da lì una reazione dell’uomo e quindi quella dei due carabinieri che lo mettono a terra bloccandolo. Ma l’azione prosegue, un terzo carabiniere si avvicina proprio quando al minuto 3:02 uno dei tre agenti in divisa colpisce così forte l’uomo che il manganello rimbalza via sulla strada, recuperato subito da uno degli altri due colleghi. La scena va avanti e tutti possiamo vedere la grande quantità di calci e pugni e colpi di manganello inferti all’uomo a terra.
Personalmente non conosco i fatti, e credo che nemmeno queste immagini rendano chiara completamente tutta la dinamica dell’accaduto. Il video inizia a ritrarre quanto successo solo dopo lo schianto e non sappiamo tutto quello che sia accaduto prima.
Non possiamo sapere se effettivamente il comportamento di quell’uomo possa aver messo in pericolo più volte, sia in macchina, sia una volta sceso, altri cittadini e gli stessi carabinieri. Questo il video non lo mostra.
E questo è un primo fatto.
Ma le immagini mostrano chiaramente, dal minuto 2:34 in poi, che l’uomo viene messo a terra e per due minuti e mezzo ininterrotti di video viene percosso in modo efferato prima da due, poi da tre, poi da cinque carabinieri.
Io non conosco le procedure di arresto, ma una domanda prima di tutte mi sorge spontanea:
Anche quando una persona rappresenta effettivamente un pericolo, UNA VOLTA FERMATA PERCHE’ NON SI AMMANETTA?
Era davvero necessario infliggere tutti quei colpi a quell’uomo?
Dove e quando un agente di polizia deve fermarsi per fermare il reato?
Purtroppo, so già che non potrò evitare commenti come “ACAB, bastardi in divisa” e tante altre pillole di viagra retorico, usate per odio e frustrazioni gratuite anche contro l’uomo che “se lo meritava”, “più forte ragazzi”, “erano troppo poche”.
Vi rassicuro sul fatto che entrambi i tipi di commenti riceveranno meritatamente silenzio e totale indifferenza, essendo tutti riconducibili al valore encefalico di uno scimpanzé morto di Alzheimer.
Ciò che invece ora attira la mia attenzione è una dovuta riflessione sul confine tra intervento e abuso. Capendo la delicata situazione del caso, sia sull’operato degli agenti al margine della tensione, durante questa pandemia, sia dell’esasperazione dell’uomo, che (sempre dalla cronaca) sembra fosse anche sotto TSO (Trattamento sanitario obbligatorio), o comunque affetto da problemi psichici.
Ho già contattato un avvocato del foro di Roma di cui ho molta stima, in professionalità e preparazione, per provare a ragionare sul caso. Spero di pubblicare un’intervista entro martedì 31 marzo.
Sarei ben felice se a tal proposito potesse esprimersi un esperto nel campo giuridico, per fornirci anche indicazioni generali sulle dinamiche di simili scenari, in cui tutti, ognuno di noi, potremmo ritrovarci.
Perchè, quando nella vera realtà i nervi sono a fior di pelle, nessuno è onnisciente e risoluto, come di fronte al caro vecchio schermo di vetro della realtà virtuale.
Marco Giordano