Non dite ai miei figli solo cosa ho fatto, ma anche Perché
E’ arrivato il momento di prendere decisioni importanti, poiché credo siamo arrivati ad un punto di non ritorno evidente e palese: non esiste più dibattito che regga. Tentiamo morbosamente di trovare dei parallelismi con il passato nel presente, ma è come riempire con acqua nuova dei vasi già riempiti con altra acqua. Fascismo, comunismo, Hitler, Mussolini, Stalin, sono diventati addirittura degli alibi.
Se un fiume profondo decine di metri si è interamente prosciugato, solo un cretino inizierà a correre per attraversarlo, pensando che tanto quell’acqua appartiene alla Storia. Il cretino muore, cadendo nel vuoto del burrone rimasto nel presente.
Ecco come ve ne fregate, anzi arrivate a negare i campi in Libia, i continui morti nel Mediterraneo, la criminalizzazione dei gruppi etnici, i crescenti episodi di odio in Italia (noti e non alla cronaca), le preoccupanti negazioni dello stato di diritto. Nonostante i mezzi di oggi consentano una narrazione del presente praticamente istantanea.
Per voi tutto questo non esiste, perché non esistono e non esisteranno più un altro Mussolini, un altro Hitler, un altro Giovanni Gentile, né altri Auschwitz,, S.S., Fasci di Combattimento. Il fiume è asciutto e l’acqua appartiene al passato, vero? Peccato che nessun cretino muoia nel burrone. A morire sono altri, per ora.
Non si tratta più di ignoranza, in realtà nemmeno di cretini. La vostra è una scelta, avete scelto la strada più facile.
La direzione è la stessa del Passato, ma inevitabilmente le persone che la percorrono oggi sono diverse in diversi contesti, quindi le cose forse vanno chiamate diversamente. Quello che Salvini è riuscito a promuovere e radicare io lo chiamo Leghismo, un nuovo cancro sociale, che si contraddistingue con un profilo ormai preciso di tutti i soggetti che lo sostengono.
C’è la solita gara a incolpare Renzi, Di Maio, Berlusconi e ovviamente lo stesso Salvini, ma è una parte dei cittadini che sta scegliendo per sé. Acclamando un ministro della Repubblica che chiede “Pieni Poteri”, che si prende beffa della magistratura e delle istituzioni per cui e in cui lavora; che incita a spararsi tra cittadini per difesa. Un ministro sempre assente nelle sedi ufficiali, ma che affronta le battaglie politiche trattenendo esseri umani, limitando le loro libertà fondamentali, garantite dalla Carta Universale dei Diritti dell’Uomo (come per tutti noi). Avete accettato che “sicurezza” significhi: più armi e sempre più poteri alle forze dell’ordine, meno spazio alle manifestazioni di noi cittadini, più rappresaglia, più forza bruta e violenza per prevenire la violenza.
Se le cose dovessero peggiorare ulteriormente, se i due decreti sicurezza e la ferocia del linguaggio politico e popolare non fossero che l’inizio, continuando a esaltare chiusura, supremazia italiana, caccia al nemico (dall’insegnante critico al volontario umanitario, dallo zingaro all’immigrato di altra etnia), io mi opporrò con tutte le mie forze.
Sarò pronto a lottare per difendere i valori di umanità, inclusione, di non possesso dei confini e della terra. Se un giorno dovessi trovarmi a scegliere tra persone che abbracciano ciecamente il Leghismo o i valori umani e costituzionali dell’Italia (per cui già tanto sangue è stato versato), io sceglierò sempre quei valori. Questo vuol dire che li difenderò con ogni mezzo e ad ogni costo.
Spiegate questo ai miei figli un giorno. Non chiedete loro di imparare a memoria un’altra data, di celebrare eroi o individuare cattivi con termini precisi. Spiegategli piuttosto il prezioso Perché.
Spiegate loro che nel nostro oggi siamo arrivati ad un punto in cui abbiamo rinunciato al dubbio per la ragione a tutti i costi, al confronto per l’aggressione, alla comprensione per le convinzioni. Fate leggere loro su cosa si basa oggi il dibattito pubblico, per fargli capire come si è arrivati ad un punto di non ritorno: “rubano, sì ma gli altri?”; “vìolano le leggi, sì ma gli altri?”; “io sono eterosessuale, devono esserlo tutti per non infastidirmi”; “decido io cosa deve fare una persona della sua vita, se è giusto che parta dal suo paese, se ci deve restare, classificando i motivi di partenza, tranne se occidentale o se è mio figlio, questi possono farlo, ma non sono razzista”; “decido io se tutte le donne devono partorire, non me ne frega niente dei mille motivi possibili e della storia clinica di ogni singolo caso”.
Prima che sentenziare, concludere, acclamare, escludere, insegnate loro a chiedersi “Perché” e “Cosa vorrei che l’altro facesse nei miei confronti”. Domande che tanti di noi hanno disimparato a porsi, dando per scontato ciò che prima non era. Fino a non curarsene più.
Marco Giordano