Andrea Camilleri non era cieco.
Dobbiamo stare attenti. Le sentinelle del pensiero critico non omologato stanno morendo, lasciandoci all’asciutto di un ricambio generazionale. Ogni volta che una di esse ci lascia, la nostra società perde una parte del proprio capitale umano pensante, un pilastro della propria cultura.
Dobbiamo stare attenti, perché sono morti proprio in questa fase storica in cui “intellettuale, pensatore, scrittore, artista”, sono usati come insulti. In questa fase dove gli incapaci e incompetenti siedono sui gradini più alti della società, promuovendo la viltà, l’arroganza, la violenza, l’odio come rimedio alle proprie insoddisfazioni, come i nuovi valori sociali.
Maestro, ci hai messo costantemente in guardia, dicevi di temere il buio della tua cecità, ma avevi ancora più paura di quanti ciechi lo diventano per scelta, non per malattia.
Ripetevi che una parte degli italiani sta scegliendo di essere cieca di fronte ai moniti della Storia, perché è più facile affidarsi ciecamente ai buffoni che offrono capi espiatori, nemici da lapidare, chiunque essi siano: magistrati, cantanti, scrittori, professori, medici, insegnanti, ogni cittadino di turno che mostra semplicemente di pensare o di fare il suo mestiere, e ancora il gruppo etnico o religioso più facile da diversificare.
Ci hai messo in guardia Maestro, sembravi afflitto negli ultimi tempi, da come le parole vengano usate sempre più a sproposito, in modo sconnesso, in assenza di una semplice innegabile consapevolezza: “usare le parole sbagliate nel modo giusto” è un passo necessario prima di passare alle azioni efferate, con il consenso del popolo. Tu che alle parole hai affidato la tua esistenza, conoscendone e riconoscendone lo smisurato potere e valore.
Stiamo già assistendo a tutto questo, mentre tu già non potevi più vedere, ma percepivi la realtà con sofferenza, urlando finché hai potuto tutto il tuo dissenso e il tuo disprezzo, ribadendo con forza “non in mio nome”. Non eri Tu il cieco.
Grazie per la ricchezza inestimabile aggiunta alla Cultura italiana. Ciao Maestro Camilleri.
Marco Giordano