Elezioni 2020: i vincitori che hanno perso
La matematica non è un’opinione, si impara alle elementari che due più due non può fare cinque. Tranne se devi sbandierare finti risultati elettorali, sperando che (come sempre) nessuno controlli i dati ufficiali sul sito del Ministero dell’Interno.
Nelle giornate del 20 e 21 settembre 2020 si è votato, oltre che per il Referendum sul taglio dei Parlamentari, per rinnovare la presidenza di 7 regioni: Campania, Liguria, Marche, Puglia, Toscana, Valle D’Aosta e Veneto.
Dalla mattina del 22 settembre è partito il campionato di tennis delle dichiarazioni, solo che tra palline e palle lanciate da una parte all’altra del campo, forse (come nostro solito) si perdono di vista i DATI REALI (una tradizione ormai radicata nel dibattito pubblico nostrano).
Il disastro della Lega: persi 20 punti percentuali e milioni di voti.
Primo in classifica dei bocciati in matematica elementare è la Lega, che mente a testa alta e spudoratamente anche ai propri elettori: “Siamo il primo partito della coalizione e siamo cresciuti ovunque”, sostiene dalle prime pagine il senatore Matteo Salvini.
FALSO. La Lega ha perso ovunque, persino in VENETO, come può vedere chiunque sul sito del Ministero dell’Interno, risultando anche al di sotto di Fratelli d’Italia o di Forza Italia:
Nella roccaforte leghista è stato Luca Zaia, con la sua lista personale, a prendere DA SOLO il 44% dei voti (oltre 900mila), mentre la lista vera e propria della Lega si è fermata a un misero 16% (meno di 350mila voti):
Alle elezioni regionali del 31 maggio 2015 la lista personale di Zaia aveva il 23,09% (è cresciuta quindi di 11 punti percentuali), il partito della Lega aveva il 17,83% (ha perso quindi quasi 2 punti percentuali e migliaia di voti).
Alle ultime elezioni europee (26 maggio 2019) la Lega in Veneto aveva preso il 49,88% dei voti: in un anno ha perso oltre 886mila voti. (Dato facilmente verificabile cliccando QUI)
Liguria: vince Toti, ma la Lega è sotto il PD
Stessa storia in Liguria, dove a trainare il centro destra verso la vittoria è stato soprattutto il candidato presidente Giovanni Toti, che da solo con la sua lista personale ha avuto oltre 140mila voti (il 22,61%), la Lega perde migliaia di voti scendendo dal 20,25% del 2015 al 17,14%, e finendo sotto il PD, che in Liguria risulta praticamente il primo partito con il 19,89% e oltre 17mila voti in più della Lega:
In Liguria, alle Europee 2019, la Lega arrivò al 33,88%. In un anno ha perso oltre 144mila voti. (Fonte ufficiale QUI)
Al Sud la Lega perde oltre MEZZO MILIONE di voti.
Il sud Italia si rivela la Caporetto del carroccio leghista. Salvini sostiene che la Lega sia arrivata dove non esisteva. VERO: alle regionali del 2015 la Lega non si era nemmeno presentata alle elezioni, non essendo minimamente interessata al “Sud Terrone”. Ma dopo i disastri amministrativi in Lombardia (l’ultimo quello sanitario del Covid-19) il Sud è diventato improvvisamente una miniera d’oro da non insultare più, ma dove cercare voti.
FALSO. La Lega si era comunque già candidata al Sud, proprio alle ultime Europee 2019. Prendendo milioni di voti e attestandosi oltre il 25%.
Disastro Campania: si torna a una cifra, come ai tempi di Bossi.
Il senatore Salvini non arriva nemmeno alle due cifre, fermandosi al 5,64% con 132mila voti (perdendo 14 punti percentuali e oltre 286mila voti), e restando anche sotto a Fratelli d’Italia (che si ferma al 5,98%).
FALSO. A differenza di quanto sostenuto dal senatore Salvini, la Lega non risulta il primo partito della coalizione di centro destra, non in tutte le regioni.
Alle Europee 2019, in Campania, Salvini era arrivato al 19,21%: in un anno il “Capitano” ha perso 14 punti percentuali e oltre 286mila voti.
Puglia: la Lega perde 16 punti percentuali in un anno.
Anche in Puglia i risultati della Lega tornano a una cifra, raggiungendo appena il 9,57% con 160mila voti, sotto di tre punti percentuali a Fratelli d’Italia, che si piazza al 12%.
A un solo anno di distanza dalle elezioni Europee 2019, la Lega (che aveva totalizzato il 25% dei voti) perde quindi 16 punti percentuali e oltre 242mila voti.
Marche: vittoria mutilata della Lega, sotto il PD di 3 punti percentuali.
Nelle Marche si ripete la storia del Veneto, dove a fare da traino verso la vittoria è stato il singolo candidato alla presidenza, Francesco Acquaroli. Ma nonostante la vittoria del centro destra, anche qui la Lega non avrà molto da festeggiare, o per lo meno dovrà farlo in modo sobrio. Il primo partito della Regione risulta infatti il PD, con il 25,1% dei voti, che si distacca dalla Lega di 3 punti, la quale resta ferma al 22,4%.
In un solo anno la Lega passa dal 37,98% delle Europee 2019 al 22,4%, perdendo oltre 151mila voti.
Ora tanti elettori leghisti impiegheranno il loro prezioso tempo a scrivere qui sotto che sono un “PDiota pagato da Soros con i Voucher della Eni alle Caiman” (chissà, magari allora i soldi dei miei “poteri forti” non sarebbero così distanti dalle banche in cui ci sono i 49 milioni della Lega…).
Ma, a parte gli scherzi e indipendetemente da cosa abbia votato io, il fatto semplice resta uno solo: la matematica non è un’opinione, nemmeno in Italia, e due più due continuerà a fare sempre QUATTRO (e i dati ufficiali restano sempre dati ufficiali).
Marco Giordano