Un 16 febbraio da non dimenticare: soprattutto per gli italiani
I fascisti erano pur sempre italiani, molto diversi dai nazisti. Erano buoni, le due cose non sono nemmeno lontanamente paragonabili, perché in fondo noi siamo pur sempre italiani, un grande popolo di cuore, facciamo qualche errore, ma a prevalere sono il nostro sorriso, l’ingenuità, la leggerezza, insomma la nostra italianità.
Il 16 febbraio è uno di quei giorni che dovremmo tenere ben a mente, proprio per quel nostro “sano, ingenuo, purtroppo-per fortuna essere italiani”.
Domenikon (Tessaglia – Grecia):
Siamo in un piccolo paese rurale della penisola ellenica, un convoglio della 24a Divisione fanteria “Pinerolo” dell’esercito fascista italiano rallenta lungo la strada che conduce al villaggio, per percorrere una curva a ridosso di una collinetta. Ma proprio dalla cima del piccolo promontorio un gruppo di partigiani apre il fuoco sulla carovana, uccidendo nove soldati italiani.
Appena appresa la notizia dai sopravvissuti, Cesare Benelli, comandante della divisione, decide che è giunto il momento di reagire, senza perdere nemmeno un minuto prezioso. Di fatti la reazione italiana, organizzata insieme alle Camicie Nere italiane presenti in loco, avviene nello stesso giorno del 16 febbraio 1943. Centinaia di soldati circondano con facilità e rastrellano la popolazione contadina, facendo 149 prigionieri. In poche ore l’intero villaggio viene completamente raso al suolo grazie all’ausilio dei caccia italiani che scaricano bombe incendiarie. Case e fienili bruciano tra le urla delle donne.
Le famiglie di Domenikon vengono condotte in processione sul luogo dell’attentato subìto dagli italiani, tutti gli uomini sopra i 14 anni vengono separati a calci e pugni dalle donne: 149 in tutto. All’una di notte del 17 febbraio 1943, a ridosso di quella collinetta, quei 149 civili dai 14 anni in su vengono fucilati dai nostri soldati e ammassati in fosse comuni, fatte scavare dagli stessi contadini risparmiati.
Stathis Psomiadis, figlio di una delle 149 vittime, oggi insegnante, ha dedicato tutta la sua vita alla ricostruzione dell’eccidio di Domenikon.
I fascisti erano pur sempre italiani, molto diversi dai nazisti. Erano buoni, le due cose non sono nemmeno lontanamente paragonabili, perché in fondo noi siamo pur sempre italiani. E’ q uesta la convinzione radicata in tanti commenti Facebook, Twitter e nelle tante chiacchiere da bar, pullman e strada che si sentono tra gli italiani di oggi.
“Mussolini ha fatto tante cose buone per l’Italia, il suo errore è stato allearsi con Hitler”. Sarebbe come dire che “un prete che violenta un bambino è pur sempre un timorato di Dio, il suo unico errore è stato cedere alla debolezza”. Sicuramente anche questo paragone scatenerà polemiche qui sotto, rispondendo a quel “talento” innato di una parte degli italiani di oggi, di cercare a tutti i costi uno scontro, una polemica, chiudendo gli occhi proprio sul dato di fatto in sé, sulla realtà, concentrandosi su tutto quello che invece si può racimolare nel possibile chiacchiericcio di contorno.
La strage di Domenikon è stato il primo dei tanti eccidi di cui si sono macchiati i nostri soldati italiani in Grecia: Tessaglia, Epiro, Macedonia. Sono un immenso buco nero nella storiografia italiana e, di conseguenza, nella nostra cultura e nel nostro dibattito pubblico.
Cosa sa il grande pubblico di oggi della campagna di Grecia di Mussolini?
Italiani brava gente? Per nulla. Il generale Carlo Geloso, comandante in capo delle forze italiane di occupazione, emanò una circolare in cui venne sancita la “responsabilità collettiva”. Un’invenzione italiana con cui “per contrastare il movimento partigiano andavano annientate intere comunità”. Rastrellamenti, incendi, fucilazioni, stupri di massa a Tsaritsani, Oxinia, poi Domokos, Farsala.
La strage di Domenikon, come tante altre a firma italiana, non compare nemmeno nei libri di storia letti e studiati dai giovani italiani di oggi. Nel 2018, dopo 10 anni dalla denuncia di un cittadino greco, il gip Elisabetta Tizzani del tribunale militare di Roma ha disposto l’archiviazione delle indagini a carico dei responsabili ancora viventi. L’indagine era stata avviata dall’allora procuratore militare di Roma, Marco De Paolis, e si è conclusa con una richiesta di archiviazione per 9 degli 11 indagati, perché morti, e per gli altri due per “impossibilità di identificarli compiutamente”. Nessun colpevole, per un massacro di 149 persone certificato.
Ma per tanti oggi i fascisti erano e sono brava gente, perché in fondo sono italiani.
Marco Giordano
————– –
Tutte le fonti consultabili:
– E. Aga Rossi & M. T. Giusti, Una guerra a parte, Edizione Il Mulino, Bologna, 2011.
– Franco Giustolisi, Italiani mala gente, in L’Espresso, 23 gennaio 2014.
– Gianni Oliva, Si ammazza troppo poco. I crimini di guerra italiani 1940-43, Mondadori, Milano, 2006.
– Alberto Stramaccioni, Crimini di guerra: Storia e memoria del caso italiano, Laterza, Milano, 2016.
– Luca Baldissara e Paolo Pezzino, Crimini e memorie di guerra: violenze contro le popolazioni e politiche del ricordo, L’ancora del Mediterraneo, Napoli, 2004.
– L’Espresso, 28 febbraio 2008:
https://espresso.repubblica.it/visioni/cultura/2008/02/28/news/grecia-1943-quei-fascisti-stile-ss-1.7472
—— –