Quella miniera d’oro di 26mila lavoratori immigrati
Gli stranieri sono una risorsa? Nella provincia di Salerno ci sono 25.963 lavoratori stranieri, regolarmente registrati e con contratti di lavoro a norma di legge. I dati sono quelli generati dagli archivi amministrativi dell’INPS e dall’archivio dei permessi di soggiorno del Ministero dell’Interno. Questa cifra rappresenta solo il 9,2% della forza lavoro nell’intera provincia salernitana, dove i lavoratori di cittadinanza italiana sono 279mila 291.
Chi sono? La maggior parte di loro, ben 15.708, sono extracomunitari, provengono cioè da Paesi al di fuori della Comunità Europea; i restanti 10.255 sono originari dei paesi comunitari dell’Europa dell’est, come Lettonia, Estonia, Croazia, Repubblica Ceca e Slovacca, Ungheria, Bulgaria, Polonia e Romania. Quest’ultima nella provincia Salernitana detiene il record per numero di lavoratori, con 8.287 presenze. Praticamente i soli lavoratori rumeni rappresentano più del 31% di tutti i lavoratori stranieri a Salerno e provincia.
Che lavori svolgono? Nonostante la numerosa presenza sul nostro territorio, i rumeni hanno un accesso molto ridotto al mondo del lavoro autonomo. Dalle tabelle dell’INPS, solo 201 degli oltre 8mila lavoratori rumeni (praticamente il 2%) risultano titolari di un’attività commerciale, artigianale o comunque di gestione propria. Esattamente la metà, 101, sono attività artigianali. I cinesi si rivelano i più dediti al commercio, ma il totale è solo di 173 attivi nel settore di cui 165 titolari di negozi, tra tutti i 448 lavoratori cinesi presenti a Salerno. Rumeni, cinesi e tutti gli occupati stranieri operano quindi per oltre il 90% dei casi nei settori secondario e terziario come manovalanza.
Tra extracomunitari e comunitari dell’Europa dell’est, sono 8.389 quelli che lavorano come operai. Una categoria molto vasta che comprende ogni genere di lavoro: dalle fabbriche di scatolame ai lavapiatti nei ristoranti.
Quanto guadagnano? Si tratta di quei lavori che i cittadini italiani definiscono “umili”, ed effettivamente retribuiti come tali. Lo stipendio massimo per questi lavori è di 8.420 euro l’anno, praticamente 647 euro al mese, che dovrebbero ripagare questi lavori logoranti e servire a mantenere famiglie in media composte da 4 a 5 persone (dati Istat). Senza considerare che in assenza di tale manovalanza molte attività non funzionerebbero.
Molto diffusa è anche la manodopera agricola, sono 7.346 i cittadini stranieri che lavorano nei nostri terreni agricoli. Il numero di occupati in questo settore è alto, ma gli stipendi scendono vertiginosamente. Si parla di uno stipendio massimo di 512 euro al mese, anche se la cifra più ricorrente sulle buste-paga di questi lavoratori e di 321 euro al mese.
Ricapitoliamo. Tutti i numeri che avete letto finora si possono riassumere in una sola parola: miniera d’oro, soprattutto per gli italiani. Il 90% dei cittadini stranieri svolgono lavori logoranti, di “bassa manovalanza” (come piace definirli a tanti, ma non a me); sono sottopagati; pagano le tasse e versano contributi alla stessa INPS che paga le pensioni a tutti Noi. E voi direte: le paga anche a loro.
Gli stranieri che hanno iniziato a percepire una pensione nella provincia di Salerno sono soltanto 633.
Un attimo: solo 633 pensionati su 26mila lavoratori? Non dovrei avere difficoltà a fare questo conto elementare. Ci provo: ad oggi, tutti i soldi versati all’INPS tornano agli stessi stranieri solo per il 2,4%, il restante 97,6% paga attualmente pensioni italiane. Questo senza considerare, tra l’altro, anche l’entità delle pensioni che percepiscono quei 633 stranieri: stiamo parlando di 4.180 euro annui, praticamente 348 euro al mese. Chissà, forse i lavoratori ed i pensionati di cittadinanza straniera che vivono sul nostro territorio (stando ai dati ufficiali) rappresentano quindi una ricchezza. I primi (lavoratori) perché rimpinguano sia le casse contributive dell’INPS che il consumo interno, i secondi (pensionati) perché non potendo tornare al proprio paese (con le pensioni che hanno) spendono quasi il totale della loro pensione in territorio italiano.
Marco Giordano
(Articolo pubblicato dal Gruppo Editoriale L’Espresso sul quotidiano cartaceo “La Città” – 6 dicembre 2015 – pag. 14)